Gabriele Cirilli, dai debiti alle risate

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Gabriele CirilliUno stimato comico oggi, ma con alle spalle un passato non certo facile. Ad aprire il suo cuore a DiPiù è Gabriele Cirilli:

Andavo al liceo quando papà dichiarò fallimento. Fu terribile: di colpo ci ritrovammo coperti di debiti, con i creditori alla porta. E di colpo mia madre Augusta fu costretta a prendere le redini della famiglia: papà era prostrato dagli eventi, avvilito, mortificato e non sapeva trovare una soluzione. E da quel brutto colpo non si riprese più, si lasciò andare, tanto che in poco tempo perse anche la salute. Non so se le cose sono collegate, so solo che dopo il fallimento papà si ammalò di cancro. Mamma così si fece carico di tutto, di me, dei miei due fratelli, anche loro poco più che ragazzini, e di mio padre che non aveva più la gioia e la forza di vivere.

E fu proprio la madre a spingerlo verso la sua grande passione: la recitazione.

Fu mia madre che nel 1990 mi spinse infatti a presentarmi a Roma alla scuola teatrale di Gigi Proietti. Però grazie a mia moglie, con cui all’epoca ero fidanzato, potei frequentare le lezioni di recitazione. lo ero stato preso nella scuola di Gigi Proietti, ma non avevo soldi in tasca, neanche quelli per permettermi una stanza. Insomma, stentavo davvero a mettere insieme anche la cena. Non me la passavo bene. La mia fidanzata Maria mi prestava anche i soldi dell’affitto: duecentocinquantamila lire al mese per la camera di un appartamentino che condividevo con alcuni studenti fuori sede. Io cercavo di darmi da fare, ce la mettevo tutta. Andavo la mattina presto a scaricare le cassette di frutta ai mercati generali e la sera facevo il cameriere, ma ero sempre senza una lira.

Una situazione grave da ripercuotersi anche sul suo matrimonio.

Aspettavo il mio telefono squillasse per un ingaggio, per un ruolo che non arrivava mai. Così, come mio padre, iniziai a lasciarmi andare e il mio matrimonio stava andando a rotoli: la crisi tra me e Maria era tangibile e dipendeva tutta da me, dalla mia apatia, da quel senso di fallimento e impotenza che mi portavo dietro. Credo che in quel periodo Maria più volte abbia pensato di tornare dai suoi genitori.

Il lieto fine della favola? C’è, ovvio.

Nel 1997 fui preso nel cast di Facciamo Cabaret, trasmissione comica di Italia 1 che poi divenne Zelig. E lì inventai il personaggio con cui sono divenuto popolare: Kruska, la colorita ragazza di borgata. Con Zelig le cose iniziarono subito a girare bene. Così, Maria si licenziò dalla farmacia dove lavorava a Roma e mi seguì a Milano. E arrivò pure nostro figlio. Ora posso dire di essere un attore affermato: ho finalmente allontanato il peso del fallimento che mi portavo dietro.

Della serie: anche i comici piangono.

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