Patrizia D’Addario: “Usata dai nemici di Berlusconi!”

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Ecco l’intervista che non ti aspetti. Libero, quotidiano da sempre vicino a Silvio Berlusconi, ha intervistato Patrizia D’Addario, protagonista del sexgate del 2008 e il presunto ricatto dopo una notte di sesso con il premier. La D’Addario, ora, recita il mea culpa, è pronta ad incatenarsi pur di aver un colloquio con Berlusconi e ammette di essere stata costretta dai nemici di Silvio a compiere azioni che non avrebbe mai fatto.

Leggiamo i passi più interessanti di questa clamorosa marcia indietro da parte di Patrizia D’Addario:

Io non ho mai pensato di ricattare il Presidente per quella notte passata con lui a palazzo Grazioli. Mi hanno obbligata a consegnare le cassette con le registrazioni, così come sono stata costretta a dichiarare di essere una escort. Allo stesso modo mi venne imposto di rilasciare decine e decine di interviste, a cominciare da quella concordata dal mio avvocato con il Corriere della Sera, per fare esplodere il caso e arrivare allo scandalo. Sono stata usata dai nemici di Berlusconi, a mia insaputa ovviamente. Si sono serviti di me. Strumentalizzata e poi gettata via. Ma adesso è venuto il momento di parlare.

Parole fortissime, accompagnate, però, da altri scottanti dettagli:

Avevo quelle registrazioni sulle serate passate a Roma e questo a Bari lo sapevano in tanti. Ma l’idea di rendere pubblici i miei due incontri con il primo ministro italiano e di consegnare i nastri ai magistrati, non è stata mia. Non l’ho mai nemmeno pensato e non lo avrei fatto se non mi avessero messo paura. Tentai di ribellarmi, ma fu inutile. Mi convinsero buttandomi addosso il terrore. Mi sentivo confusa, non capivo niente e impaurita seguivo consigli sbagliati.

Patrizia ha aggiunto:

In quel periodo ricevevo minacce. Ho subìto un furto in casa e perfino una violenza da parte di un carabiniere entrato nel mio appartamento, suppongo in cerca di quelle registrazioni. Avevo paura. L’avvocato ripeteva che se io non fossi andata in Procura a depositare quel materiale, sarei finita in prigione per falsa testimonianza ed estorsione. Mi avvisava che non avrei visto mia figlia per almeno vent’anni. Contrariamente, cioè se io invece avessi riferito e documentato tutto al magistrato e alla stampa, mi sarei salvata e sarei diventata famosa. Avrei guadagnato soldi da libri e interviste. Soldi che invece, io, non ho mai intascato. Non appena dissi all’avvocato che possedevo quelle registrazioni, il magistrato mi convocò in Procura e mi arrivò a casa la Guardia di Finanza. Da una parte ricevevo pressioni continue, dall’altra i pm che mi chiamavano in Procura. Oltretutto, in quel frangente, il mio avvocato non mi fece sapere che sarebbe stato mio diritto avvalermi della facoltà di non rispondere. Perché non me lo disse?

Ora Patrizia vuole incontrare a tutti i costi il Premier. Ma perché? Ce lo spiega lei:

Per dirgli la verità. Cioè che lui ha ragione quando afferma che certi magistrati lo perseguono ingiustamente e lo colpiscono nella vita privata solo per cancellarlo dalla scena politica. L’ho provato sulla mia pelle. Per danneggiare lui, c’è chi è pronto a usare le persone fragili e sfortunate come me. Io sono stata usata e adesso che non servo più, mi hanno abbandonata. Rovinata. Non ho visto un soldo. I libri, le tante comparsate in tv e tutte quelle interviste, non mi hanno fruttato nulla. E per concludere, chi mi doveva assistere, ha invece lasciato scadere i permessi che avevo ottenuto per poter costruire il residence che ho sempre sognato di realizzare. Mi hanno tolto tutto, ho perso anche mia figlia che ha soltanto 15 anni e ora si vergogna di me. Non la vedo da un anno.

Nessuno, però, ha costretto la D’Addario a registrare la notte con Berlusconi e anche Libero se lo domanda. Patrizia risponde così:

Non mi separo mai da questo apparecchio prezioso. È il mio angelo custode. Io registro tutto. Ho cominciato a farlo quando ho denunciato il mio ex fidanzato perché, con le botte e le minacce di morte, voleva che mi prostituissi. Alla polizia servivano le prove delle denunce che presentavo. Su loro consiglio, da allora, ho cominciato a registrare ogni situazione e non ho più smesso. Nemmeno a Palazzo Grazioli.

Alla fine della fiera, Patrizia D’Addario ha vuotato il sacco perché non ha visto un euro di tutti i guadagni che le erano stati promessi. E ora si erge addirittura ad avvocato del Premier, difendendolo da questa situazione, descritta con un disegno preciso per farlo fuori politicamente ed è pronta a tutto pur di incontrarlo e chiarire.

La domanda, però, è lecita: se i tanto famigerati guadagni promessi fossero arrivati, la D’Addario si sarebbe ravveduta lo stesso o in silenzio si sarebbe goduta il malloppo?

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