Se non avesse aperto la porta con quel coltello in mano, forse ora sarebbe ancora viva.

Parole e musica di O.J.Simpson, ex giocatore di football americano, che avrebbe confessato l’omicidio della moglie e del presunto amante.

La vicenda risale al 1994 e la notizia ci giunge in questi giorni attraverso un libro di Mike Gilbert, che cita come fonte un’amico del campione. In realtà la notizia è una non-notizia, nel senso che all’epoca dei fatti la stragrande maggioranza del pubblico, che seguiva la vicenda via tv, era convinta della colpevolezza dell’uomo, contro cui c’erano prove evidenti e indiscutibili.


Ma facciamo un passo indietro, nel caso qualcuno non ricordi quei caldi giorni di metà giugno di 14 anni fa. Nicole Brown, moglie del campione, ormai ritiratosi dalle competizioni e avviato verso la carriera cinematografica, aveva chiesto il divorzio un paio di anni prima, dopo una serie di litigate, la cui causa era sempre la stessa: lei non riusciva ad essere fedele e lui la riempiva di botte.

Arrivò dunque la separazione in casa, finché un giorno O.J. rientrando, non trovò la moglie con un altro uomo, tale Ron Goldman, cameriere del Mezzaluna e (presunto) amante della signora. Di qui la reazione bestiale, che consegnò agli occhi della polizia una scena agghiacciante, con la Brown semidecapitata e l’uomo in una pozza di sangue, finito con 17 coltellate.

Ora sono sicura che ricorderete la vicenda e la lunga fuga del campione per le vie della California, sulla Ford Bronco, guidata dall’amico A.C. Cowlings.

Una fuga interminabile seguita da milioni di telespettatori sul piccolo schermo e da migliaia di fan ai lati della strada che incitavano O.J. a non mollare.

Simpson invece mollò, nel senso che decise di arrestare la sua corsa e di dichiararsi innocente, nonostante sulla sua auto fossero state trovate tracce di sangue della moglie, barba e baffi finti, 10.000 dollari ed un guanto identico a quello lasciato dall’assassino sulla scena del delitto.

L’America si spaccò in due: O.J. era stato per anni l’idolo delle folle e molti si sentivano in diritto di difenderlo, nonostante le prove contro. Logica voleva che finisse in galera per qualche annetto, seppure con l’attenuante di aver agito d’impulso, avendo trovato conferma ai suoi sospetti.

Ma la giustizia non fece un corso logico e l’avvocato del campione riuscì a buttare il discorso sulla questione razziale, accusando un poliziotto bianco di aver creato ad arte le prove.

O.J. Simpson venne scagionato dall’accusa di omicidio e la giustizia americana quel giorno subì un grave smacco, dimostrando ancora una volta che basta essere ricchi e famosi per averla vinta.

Ora, a distanza di 14 anni, esce fuori la rivelazione dell’amico, ma state certi che questa novità non cambierà il corso della storia. L’America non ammetterà mai che un suo eroe possa essersi macchiato di un simile delitto. Così è deciso, l’udienza è tolta!

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