Morte Jackson: la verità della collaboratrice Laura Panunzio (seconda parte)

di Redazione Commenta

Michael Jackson

Il colpaccio è di ItaliaChiamaItalia. L’intervista a Laura Panunzio, ex collaboratrice e amica di Michael Jackson, lascia intravedere ancora una volta i mille misteri attorno al personaggio. A partire da tutto quello che non torna sulla questione del decesso.

Come mai c’è un gap dal momento in cui il medico dice di essersi accorto dell’assenza di qualsiasi segnale di vita del cantante, alle ore 12.10 circa, e la chiamata al 911? Trascorrono infatti circa 35-50 minuti, durante i quali il cardiologo, senza avere un defibrillatore in casa, pratica la cpr ( il metodo per riattivare il cuore in caso di attacco cardiaco) su una superficie morbida, il letto, mentre ogni medico sa che la cpr si deve praticare su una superficie rigida, il pavimento. Inoltre: come mai lo stesso Murray scompare per diverse ore e la polizia lo cerca ovunque in città e alla fine trova la sua macchina e la sequestra per acquisire prove indiziali a scopo precauzionale? Come mai non si dice chi era in casa di Michael Jackson in quelle ore cruciali, prima e dopo l’arresto cardiaco?



Chi si arricchirà da questa triste vicenda? Laura ha le idee chiare.

La AEG che incasserà i soldi dell’assicurazione, se confermata dall’autopsia l’assunzione e la dipendenza dai farmaci. Poi incasserà tutti i soldi delle prove e delle foto esclusive di cui loro detengono i diritti, la vendita di eventuali diritti televisivi per un tributo alla CO2 Arena e altre cose. Inoltre, non restituiranno i soldi a coloro che vorranno il biglietto per ricordo. Mi spiego: un biglietto che a loro costa 1 $ di carta, può valere anche 700-1000$ per coloro che hanno pagato il pacchetto VIP per stare in prima fila, e che decideranno (idioti loro!) di tenersi il biglietto.

Alla fine di tutte le chiacchiere, per Laura (e non solo) resta tanta amarezza.

Maledetti bastardi, ci hanno tolto un genio, un padre eccezionale e un amico fraterno; stanno portando i fan e tutti noi alla disperazione, perché gli volevamo troppo bene e nella sua vita ci aveva dato tante gioie. In questi giorni l’avrei rivisto di persona e a fine anno avrei celebrato i miei 30 anni da fan prima e da amica e collaboratrice dopo. Non avrà giustizia qui, lo so già, perché cercheranno di insabbiare tutto, visti gli interessi in gioco, ma Dio li aspetterà al varco. L’unica cosa che mi tira un po’ su è il pensiero che non sarà mai più solo né infelice e soprattutto che non lo sfrutterà più nessuno, come in questo mondo schifoso.

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