Nuovo Olimpo, è la storia che convince

di Valentina Cervelli Commenta

Nuovo Olimpo, il primo film del regista turco Ferzan Ozpetek pensato direttamente per la piattaforma di Netflix è uscito lo scorso 1 novembre. E se c’è qualcosa che convince e proprio la sua storia.

Qualche pecca ma un film complessivamente molto bello

Negli ultimi giorni ognuno ha potuto dire la sua sul Nuovo Olimpo e sull’approccio del regista a questa narrazione. La prima cosa da dire e che tecnicamente forse, tutti quanti noi abbiamo visto un Ozpetek migliore per alcuni fattori. Partendo dal fatto che nel complesso si tratti di un film molto piacevole e ben fatto, basta citare Mine Vaganti o Magnifica Presenza per parlare di pellicole che a livello di regia forse convincono un po’ di più.

Ma nel complesso Nuovo Olimpo funziona ed è inutile dire che Ferzan Ozpetek stia riproponendo temi già visti. Da un certo punto di vista è Verissimo. Dall’altro però in questa pellicola avviene qualcosa che non era accaduto totalmente nelle altre. Qui a raccontarci la storia e in pratica l’alter ego del regista che per certi versi è anche molto impietoso nei suoi confronti.

L’artista ha spiegato che voleva chiudere un cerchio. A noi sembra che abbia voluto fare quello che potremmo considerare il film del cuore. Ovvero la storia che vuoi raccontare per forza perché ne hai bisogno.

La bravura dei protagonisti di Nuovo Olimpo

Nuovo Olimpo, tra le altre cose, può contare su un cast di tutto rispetto. Abbiamo attori del calibro di Luisa Ranieri, una magnifica Titti, Aurora Giovinazzo e Greta Scarano che seppure personaggi di supporto fungono da chiave per comprendere i protagonisti.

Abbiamo poi Enea (l’alter ego di Ozpetek) e Pietro, i due protagonisti. Il loro ruolo è affidato ai più giovani del cast, ovvero Damiano Gavino e Andrea di Luigi. Quest’ultimo esordisce in maniera convincente con il regista, dando vita a un personaggio che risponde pienamente alle esigenze della sua storia. E’ impossibile però non riservare una particolare menzione a Damiano Gavino, già visto nella serie televisiva RAI Un professore.

Guardandolo recitare in nuovo olimpo si capisce perché il compianto Alessandro d’Alatri lo abbia voluto, sebbene esordiente, nella fiction RAI. Questo attore ha dimostrato una capacità di recitare completamente con tutto il corpo anche nei momenti nei quali, per esigenza di trama, era costretto a non utilizzarlo in maniera completa.

La questione è una sola: quando ci si approccia a un film di Ozpetek si possono senza dubbio criticare alcune scelte tecniche, ma non a partito preso. In questo caso specifico diverse cose potevano essere fatte meglio, ma se c’è una cosa che appare intoccabile è la storia. E non solo perché semi autobiografica ma perché è una storia d’amore e farne una questione di sessualità o sporcarla con commenti inopportuni è davvero stupido.

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